Chiesa di San Zaccaria
La prima qualità che desta la nostra attenzione, della chiesa di San Zaccaria, è proprio il suo nome: così poco comune, da non trovare riscontro in altre chiese del circondario; se si fa eccezione per una chiesa omonima che sorgeva, nel secolo XI, nella valle del Mercurio, zona prediletta del monachesimo basiliano (Pratesi). Una riflessione sul nome della chiesa potrebbe, quindi, già da sola, offrirci uno spunto ragionevole per evocare i motivi della sua nascita. San Zaccaria, nome che giunge tanto ignoto alla gente comune da sentirlo storpiato spesso in Santa Zaccaria, fu dunque uno dei non pochi pontefici giunti dalla terra di Calabria.
Nacque egli, infatti, a Santa Severina; e fu Papa della Chiesa di Roma dal 741 al 752. Come buona parte dei Calabresi di quel tempo, egli era greco, di nome e di fatto; e la sua cultura bizantina, sottile e diplomatica, gli fu di grande aiuto nel corso del suo pontificato; riuscendo sempre a prevalere, con la sola risorsa dell'eloquenza, sulle velleità espansionistiche del rè longobardo Liutprando.Ma Zaccaria passò agli onori della storia anche per altre vicende che a noi più importano: egli era monaco dell'Ordine di San Benedetto; ed all'Ordine Cassinese dedicò, anche da Papa, le più sollecite attenzioni. "Diede larghi aiuti al monastero, finendo col restituirgli il Codice autografo della Regola e riconoscerne così la dignità di Capitale monastica. A lui anzi si è fatta risalire la più antica amplissima concessione di privilegi e a lui fu attribuita la consacrazione della basilica cassinese, insieme con la prima invenzione dei sacri corpi"; questo dice di lui Tommaso Leccisotti, autorevole storico della Badìa Cassinese. Ecco proporsi, quindi, un evidente nesso logico tra la presenza a Cetraro dei Cassinesi ed una chiesa, a pochi passi dalla loro Curia, intitolata singolarmente a San Zaccaria, il Pontefice calabrese tanto benemerito del loro ordine monastico. Potrebbe anche darsi, è beninteso, che la chiesa preesistesse alla venuta a Cetraro dei Cassinesi (1086); e che potesse essere, quindi, un'eredità del precedente monachesimo basiliano: in assenza di documentazione storica, rimane solo da formulare ipotesi. E l'ipotesi che s'affacciava prima, d'un omaggio devozionale nell'intitolare la chiesa ad un Papa calabrese che tanto s'era prodigato per il loro Ordine, non sembra da scartare. Il che spiegherebbe anche la vicinanza, strana altrimenti, della chiesa di San Zaccaria con quella di San Nicola; site entrambe sulla piazza medievale, a poco spazio l'una dal l'altra; essendo quella di San Nicola la più antica, forse, delle chiese plebane (De Leo); a cui si sarebbe aggiunta, dopo l'arrivo dei Cassinesi, l'altra di San Zaccaria, con una limitata funzione originaria di cappella di Corte. Che la chiesa di San Zaccaria abbia sempre avuto, d'altronde, una limitata funzione liturgica, essendo in ciò sopraffatta proprio dall'eccessiva vicinanza dell'altra, lo si desume anche dagli scarsi documenti che sono a nostra conoscenza. Dallo spoglio delle Rationes Decimarum, s'evince che nei primi decenni del '300 il clero secolare di Cetraro era composto da un arciprete, un cappellano della Corte, 11 preti, 4 diaconi ed un numero imprecisato di chierici in minoribus; a tutti soprastava il priore, monaco cassinese, che governava anche i frati del suo ordine con lui mandati a Cetraro, ed esercitava potere spirituale e temporale nel castello (De Leo). L'arciprete aveva stanza nella chiesa di San Nicola, dove si riuniva anche il capitolo; la chiesa di San Pietro aveva mansioni di rettorìa curata; quella di San Benedetto di cappellanìa curata; mentre la chiesa di San Zaccaria viene citata come "rettorìa e cappellanìa... cui è devoluta temporaneamente la cura d'anime".
Sennonché, avendo nel 1829 d. Vito Occhiuzzi ordinato un Altare dell'Immacolata nella chiesa matrice di San Benedetto, ed ivi trasferito tutto l'operato dell'omonima congregazione, la chiesa riprese di fatto il titolo originario di San Zaccaria; che porta ancora, come testimonianza d'un passato millenario.
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