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Chiesa dei Cappuccini

Nel secondo decennio del '600, l'Università di Cetraro chiese più volte alla Provinciale dell'Ordine dei Cappuccini d'istituire un loro convento a Cetraro. E finalmente nel 1618 la richiesta fu accolta. In tale anno, infatti, frate Francesco da Paola, superiore della Provincia di San Daniele, fece instanza al vicario cassinese, don Benedetto Sanguino, per ottenere l'autorizzazione a fondare il convento. E questi il 28 agosto 1618 rilasciò il proprio assenso. Gli accordi intercorsi con l'Ordine monastico prevedevano che il suolo fosse comprato a spese dell'Università; e che gli oneri di fabbrica fossero ripartiti per due terzi, a carico dell'Università, e per un terzo, a carico di Giovanni Falcone, esponente d'una delle famiglie più in vista del paese. Stabilita quindi ogni cosa, con una processione solenne, cui concorse popolo e clero, ed alla presenza del vicario, don Bendetto Sanguino, e del sindaco di Cetraro, Giovanni Bernardino Abramante, si pose la prima pietra. Mentre a Giovanni Falcone venne conferito l'incarico di Procuratore della Fabbrica.

I lavori del convento, eretto «secondo la povera forma cappuccina» procedettero a rilento. E soltanto del 1634 esso fu completato del tutto, potendo disporre della chiesa, intitolata a San Sebastiano, di 18 celle e di un orto e mancando ancora della cisterna per l'approvigionamento dell'acqua. La chiesa degli inizi era composta soltanto dall'aula e da un piccolo vano ottagonale posto a sinistra dell'ingresso. Intanto il convento prese ad assumere una certa importanza, divenne luogo di studio teologico e nel 1710 vi giunse come guardiano frate Angelo d'Acri, che in seguito sarà proclamato beato. E fu proprio frate Angelo che nel 1737 fece dono alla chiesa del gruppo statuario della Madonna Addolorata, per ospitare il quale fu costruita un'apposita cappella, successiva all'altra già esistente. Nel prosieguo intervennero altre migliorie: nel 1746 si pose il nuovo altare in legno che raccolse, nei suoi scomparti, il polittico secentesco; e, sullo scorcio del '700, si diede un assetto complessivo alla chiesa: integrando le due cappelle laterali con l'aula e disponendo un ciclo uniforme di decorazioni per tutti gli ambienti. Crebbe pure la vocazione parrocchiale della chiesa: tanto che, nel 1778, si formò una congregazione laicale che aveva sede nella cappella dell'Addolorata.

Nel 1811, il convento fu soppresso con le leggi murattiane. Ripristinato nel 1818, ebbe vita circa fino al 1865, dopodichè fu sempre adibito ad altre mansioni, sotto la tutela della Congrega della Carità. La chiesa, intanto, continuò ad essere curata da un rettore, nominato dall'Arcipretura di San Benedetto: nel 1904, don Saverio Jannelli, che ricopriva tale incarico, lasciò alla chiesa un organo positivo. Nel 1921 fu anche proposto al Padre Generale dei Cappuccini, da parte del Presidente della Congrega di Carità Carmine De Caro, di tornare a Cetraro; ma essendo esiguo il numero dei frati nella provincia monastica di Cosenza, si declinò tale offerta. Sennonché, nel 1923, la chiesa fu elevata a parrocchia; prendendo il titolo di San Pietro Apostolo, già proprio della chiesa diruta del centro storico. E, da allora, svolse un intensa attività pastorale. Gli ultimi lavori interni, di restauro e completamento, risalgono al 1977, allorché il parroco, don Francesco Vivono, fece eseguire sulla volta dell'aula un piccolo ciclo d'affreschi ed ottene dalla Sopraintendenza di restaurare il polittico dell'altare maggiore ed il dipinto del Cenacolo; di recente, è stata infine riassettata la facciata.

Fonte:

Chiese di Cetraro – Storia, arte, fede, pietà popolare nei «nostri» luoghi di culto. Carlo Andreoli – Fabio Angelica. Editoriale progetto 2000. 2007

 

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