Stampa

Chiesa di San Nicola

E' opinione comune che il nucleo primigenio di Cetraro, il quartiere inferiore della Marinarìa, sia sorto e si sia sviluppato press'a poco tra l'800 e il 1000. A quel tempo, Cetraro "faceva parte certamente del principato longobardo di Salerno, il cui dominio, sebbene insediato da scorrerie saracene, si estendeva sino ad Amantea", e ricadeva nella giurisdizione spirituale dell'antica diocesi di Malvito, soggetta dal 983 alla metropolìa salernitana (De Leo). E' pensabile che, in tale lasso di tempo, il nuovo borgo provvide a darsi un ministero sacerdotale ed una chiesa, tanto più che s'appressava "l'anno del dies irae: il 1000"; sicché, si sarebbe dato mano all'erezione "d'una cappelluccia, sia pur miserrima", intitolata presumibilmente "al Salvatore, agli apostoli, ai protomartiri o alla Vergine", com'era allora in uso (Aita).

Con l'avvento dei Normanni, Cetraro fu conquistata da Roberto il Guiscardo, "nel decennio che porta al 1058", ed in tale anno, in occasione delle nozze del Guiscardo con Sikelgaita, essa fu offerta in dote alla duchessa (De Leo). Il Guiscardo, che aveva eletto a centro delle sue operazioni la Val di Crati, volle istituire a S. Marco, intorno al 1080, una nuovasede vescovile, retta dal presule normanno Godoino; e siccome allora "il culto di S. Nicola divampava in tutta Italia in maniera sorprendente", dedicò la nuova cattedrale di S. Marco al Santo Vescovo di Mira (Russo). Dev'essere stato proprio allora, che alla 'cappelluccia' fu data una prima sistemazione e fu imposto il titolo di S. Nicola, rimasto poi per sempre estraneo alla pietà dei fedeli; altrimenti "non si spiegherebbe come la sua festa è pressoché ignorata, mentre è sempre vivo il culto per altri santi anche allogati in piccole cappelle di campagna" (Aita).

La nuova chiesa doveva constare della sola navata principale, e conservare il medesimo orientamento della preesistente, a levante, proprio delle chiese prenormanne. Dopo l'erezione dell'adiacente Palazzo del Vicario, avvenuta nel 1091, si dovette pensare a saturare lo spazio rimasto libero tra i due corpi di fabbrica, dando luogo all'ampliamento, che generò la navata minore. Il primo dato documentale, pertinente la Chiesa di S. Nicola, risale comunque solo al 9 novembre 1323, in cui il priore di Cetraro e Fella, Fra Benedetto Tetano "conferisce, a nome del Monastero di Montecassino, a Nicola diGiordano de Mattia la Chiesa di S. Nicola nella terra di Cetraro, vacante per la morte dell'arciprete Ruggero Bonnario" (Engels). Si sa, ancora, che in quegli stessi anni la Chiesa di S. Nicola svolgeva mansioni di 'parrocchia collegiata', ove "un arciprete attendeva al ministero pastorale a capo di un capitolo" (De Leo) ; e come tale fu ancora registrata, nel 1604, dal Regesto Vaticano, che ci lascia i nominativi di alcuni suoi arcipreti del '600 (Luca Tricarico, Grazio de Agliatis, Decio de Abramonte, Troiano Ranieri).

La chiesa attuale è ovviamente il risultato di ripetuti adattamenti che hanno, in buona parte, cancellato le sue forme originarie: ancora all'inizio del secolo, i sacerdoti Raffaele Aita e Ilario De Carlo ponevano mano a lavori di restauro. Recentemente, dopo un periodo di totale chiusura al culto, grazie all'interessamento dei fedeli si è potuto procedere ad un complessivo intervento di restauro. Esterno. La facciata, assai dimessa, si compone di un corpo principale, sormontato da timpano triangolare, e di un corpo laterale, più basso, che lega l'edificio al Palazzo del Vicario. L'arco che porta la cella campanaria fa pensare ad un residuo elemento di sostegno, tra la chiesa ed il palazzo badiale; mentre i due pinnacoli laterali ed il globo portacroce del timpano, li si rinviene, pressoché simili, nella facciata della Cappella di S. Giuseppe. E' da notare che il portale in tufo, sistemato sull'ingresso, giaceva scomposto nei vani di Palazzo Del Trono, ed è stato opportunamente acconciato. Sul fianco della chiesa, si mostra una serie di contrafforti murari, chepotrebbe far pensare ad un primitivo accesso laterale, tipico dell'architettura basiliana; come pure tipico dei modi basiliani, sembra essere, sul retro, l'abside semicircolare, troncata a metà dal suolo. L'irregolarità della copertura, infine, ed i resti di muri di fabbrica sul fronteggiante palazzo badiale, lasciano presupporre una diversa conformazione del piano alto dello edificio ecclesiale, persasi nel tempo; tante, che, in un atto del 7 ottobre 1782 , si fa menzione di una "camera, che siegue alla cucina del quarto superiore del Badial Palazzo, da dove si và al coretto". Interno. La navata principale, di là dalla cantorìa, si articola in 2 campate voltate a botte, ornate di stucchi dorati; nelle vele delle finestre, sono raffigurati 4 angeli (del conforto, adoratore, delle grazie, della preghiera). Il vano absidale è impreziosito da un lavoro a stucco, piacevole per la sua impronta naif: in un ovulo, sull'altare, si vede un Cristo Pantocrator, affrontato da 2 angeli che reggono un festone - in una mano e, nell'altra, rispettivamente una corona e una palma; più in alto, spicca, in un tondo d'azzurro pastello, una colomba d'oro, simbolo dello Spirito Santo, cinta da 4 angeli bianchi dalle labbra rosse; il tondo è guarnito sul bordo d'un tralcio di grappoli d'uva dagli acini d'oro: tutto l'insieme ha un fresco effetto di tenui colori. La navata minore, voltata a padiglione, ha un'absidìola ed una serie di nicchie, che ospitavano statue processionali; un uscio immette in un vano laterale molto ampio, destinato a sagrestia, che faceva parte dei locali terranei del palazzo badiale. Il pavimento della chiesa, in rosa del Garda, e la scala che porta alla cantorìa, sono di nuovo impianto. In un angolo della cantorìa, si intravede un vano di passaggio verso il campanile esterno, testimone dell'antico passaggio diretto, tra la chiesa ed il piano nobile del palazzo badiale. Tutti i lavori di indoratura e pitturazione interna sono stati eseguiti dall'artigiano polacco Kazimierz Kubikia, di Cracovia, e dal suo allievo Antonio Allevato, di Fuscaldo: entrambi avevano di già collaborato ai lavori di restauro interno della Chiesa del Ritiro in Cetraro.

All'interno è conservata la statua della Madonna del Carmine venerata in questa chiesa da oltre 200 anni. Aneddotica. Se le mura della Chiesa di S. Nicola hanno accolto, per un millennio, i fedeli, il suo sagrato è stato, per secoli, partecipe delle ansie e delle lotte di un popolo che dinanzi ad esso soleva tenere le pubbliche adunanze. Fra i tanti episodi, merita ricordarne uno che risale al 20 marzo 1364. Da un quindicennio, Cetraro era "lacerata da discordie interne, alla mercé di uomini prepotenti e perversi. L'autorità abbaziale era eclissata, i redditi ed i prodotti spettanti al Monastero andavano in rovina".Il priore di Cetraro chiamò in soccorso Filippo Sangineto, conte di Altomonte: ma questi "non riuscì a riportare la calma a Cetraro e a ridurre i tiranni all'obbedienza", Allora "la comunità di Cetraroe cioè gli uomini più ragguardevoli e assennati "si riunirono tutti nel luogo consueto, il sagrato, e nominarono degli ambasciatori, fra cui l'arciprete Ruggero Settequerce, perché, a costo delle loro vite, protestassero la violazione dei loro diritti all'autorità ecclesiastica. Quel giorno "anche se il popolo non impugnò le armi, segnò ugualmente una pagina gloriosa per la storia di Cetraro. Ilpopolo condannò la tirannìa e dimostrò di apprezzare la libertà e la giustizia, cioè i valori supremi della vita" (Iozzi).

Fonte:

Chiese di Cetraro – Storia, arte, fede, pietà popolare nei «nostri» luoghi di culto. Carlo Andreoli – Fabio Angelica. Editoriale progetto 2000. 2007

 

PRO-LOCO CIVITAS CITRARII © 2014 - All Rights Reserved. - Via San Francesco, Cetraro (Cs) Tel: 0982.91651 Mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.